Al ristorante in motoslitta

In un caldo e soleggiato pomeriggio di febbraio, Loïc e Manuel,
alunni della classe 2B dell’Istituto Valdigne Mont Blanc Courmayeur,
sono andati a curiosare al rifugio Maison Vieille.


L’edificio è molto grande, composto da numerosi piani e ben decorato. Essendo stato un tempo un alpeggio, ha il tetto particolarmente basso. Lo chalet Maison Vieille è stato costruito nel 1800 e il proprietario, Giacomo Calosi, ci ha assicurato che lo ha ristrutturato rispettando la costruzione d’epoca. In effetti, il luogo è rustico e emana un’aria di pura montagna. In passato era usato durante l’estate e una parte dell’autunno dai pastori come rifugio per loro e per le loro bestie. Ora, invece, d’inverno è un ristorante, bar, pizzeria e, d’estate, un rifugio per gli escursionisti che fanno il giro del Monte Bianco.
La Maison Vieille è composta da tre piani, da altrettante sale e da un dehors.
Al piano terra si trovano il bar e i suoi tavoli: quando era ancora un alpeggio, c’era la stalla dove venivano tenute le mucche. Ogni tanto erano in compagnia dei maiali.
In questo luogo la maggior parte dei clienti chiede di bere una cioccolata calda con la panna, godendosi la vista sulla catena del Monte Bianco. I più arditi osano ordinare un bombardino o un calimero.
Al di fuori c’è uno spazioso dehors con dei tavoli in legno che, ai loro piedi, possiedono degli sci fatti apposta per facilitare lo spostamento sulla neve. Qui la gente si siede e ascolta il suono delle montagne respirando l’aria fresca e pungente delle Alpi.

Esterno del rifugio Maison Vieille, con la terrazza. © Loïc & Manuel / 18 febbraio 2019

Al primo piano si trova la cucina, dove vengono preparati tutti i cibi, e, accanto, una saletta. Qui, un tempo, veniva tenuto il fieno da dare a mangiare ai diversi animali presenti nella stalla. L’erba secca era tagliata ed era trasformata in balle di fieno durante l’estate.
Ora, invece, la particolarità è la forte presenza di foto appese ai muri. Il direttore Giacomo Calosi ci spiega il perché: “Ho deciso di attaccare queste foto per due motivi. Il primo, è per rendere unico il mio locale e per spiegare alla gente che tipo di persona sono; il secondo, è perché così, ogni volta che passo qui, le vedo e mi vengono in mente diversi momenti felici della mia vita e della mia carriera”.

Esterno del rifugio Maison Vieille, con le motoslitte. © Loïc & Manuel / 18 febbraio 2019

Successivamente gli abbiamo fatto un’altra domanda, perché ci aveva molto attratto la foto di un lupo. Ecco la sua risposta: “La storia di questa foto è molto particolare. Qualche anno fa, mentre stavo tornando da una passeggiata sulla balconata dell’Arp, da dove si vede tutta la catena delle Alpi valdostane, mi fermai un attimo per riposare e godermi il panorama. A un certo punto vidi del movimento sulle pietre sottostanti. Mi voltai a guardare più attentamente e vidi una piccola sagoma che si mimetizzava nel grigio delle rocce. Dopo un momento di osservazione accurata mi accorsi che mi trovavo nella vicinanza di un magnifico esemplare di lupo maschio. Mi guardai attorno in cerca dei suoi compagni, ma mi resi conto che era l’unico. Secondo me era stato cacciato dal proprio branco perché aveva la coda tra le gambe, segno di sottomissione, e aveva un’aria impaurita. Inoltre sembrava ferito, perché zoppicava e aveva del sangue secco sul fianco. Presi la mia fedele macchina fotografica, che porto sempre con me, e presi il tempo di posizionarmi nel modo più adatto per immortalare questo momento importante della mia vita. Il lupo sembrava aspettare solo questo momento, perché non si muoveva e mi guardava attentamente. Scattai molte foto, ma scelsi questa perché la luce era perfetta e, soprattutto, perché esprime un’aria di libertà mista alla tristezza. Abbassai lo sguardo sulla macchina fotografica per ammirare le mie foto. Quando lo rialzai per guardare il lupo un’ultima volta prima di andarmene, mi accorsi si era volatilizzato”.

UNA VECCHIA SEGGIOVIA

Al secondo piano c’è la pizzeria e la sua terrazza, dove si può mangiare prendendo il sole. In pizzeria si realizza qualsiasi tipo di pizza ad ogni gusto. All’epoca, qui, dormivano e si riposavano i pastori. Il direttore ci ha anche detto che questa stanza ha ospitato un famoso principe italiano, di cui però non si ricordava il nome. All’ultimo piano si trova una piccola mansarda dove erano tenuti i formaggi a stagionare in compagnia degli altri prodotti. Ora è il luogo dove, ogni tanto, dormono il direttore Giacomo Calosi e i suoi figli, tra cui il nostro reporter Manuel Calosi.
L’ambiente è molto affollato perché è famoso per la qualità del servizio e dei cibi. Molti albergatori consigliano ai propri clienti di andare al rifugio Maison Vieille, facendone pubblicità. Il direttore è spesso impegnato a servire i propri clienti e ad aiutare i suoi dipendenti. C’è molto personale sempre disponibile a soddisfare le esigenze dei clienti.

La cucina del rifugio Maison Vieille. © Loïc & Manuel / 18 febbraio 2019

Il rifugio Maison Vieille è raggiungibile dall’omonima seggiovia durante l’inverno, mentre, durante l’estate, vi si arriva anche a piedi. La seggiovia ha più di cinquant’anni, infatti lo si può notare dalla sua tranquillità e dalla sua serenità. È una delle più vecchie del comprensorio. È molto lunga e molto lenta, ma gode di un magnifico panorama. D’estate, se si ha fortuna, si possono vedere marmotte e altri animali. Per di più è l’unica aperta nella stagione estiva, oltre alla telecabina, usata per raggiungere i vari locali.

UN POSTO RARO

Una delle tante bellezze della Maison Vieille è il paesaggio nella quale è situata. Si trova in una conca naturale al Col Checrouit, dalla quale si ha una vista su gran parte della catena del Monte Bianco. In particolare sull’Aiguille Noire de Peuterey, sul ghiacciaio del Freney, su quello della Brenva e su quello del Bruillard. È raro trovare una vista simile in altri posti. Questa conca permette al locale di essere protetto dal vento, ma un suo grande difetto è che il sole se ne va via molto presto, verso le tre del pomeriggio.
Una grande particolarità del locale, che lo rende ancora più unico, è la possibilità di fare delle serate nelle quali, per arrivare alla baita, si fa un percorso in motoslitta.
Abbiamo chiesto al direttore Giacomo Calosi il programma della serata. Si parte prendendo la funivia. Se non si ha un biglietto per sciare nel comprensorio superiore a tre giorni bisogna pagare l’andata e il ritorno. Scesi dalla funivia, i piloti delle motoslitte del locale offrono un piccolo drink ai clienti con un bicchierino di prosecco. In seguito si parte in motoslitta per raggiungere la Maison Vieille, con un’escursione dinamica e movimentata.
Si viene accolti con un buffet abbondante, con salumi, formaggi e un assaggio di champagne. Successivamente si entra nel ristorante, dove i camerieri accolgono e fanno accomodare i clienti, cercando di farli sentire il più possibile a proprio agio. Poi ci si rimpinza con un menù fisso completo, con antipasto, primo, secondo e anche il dessert.
Infine, dopo aver mangiato, si mette ad alto volume la musica e si fa baldoria, ballando, ridendo e scherzando. Più tardi si risale in motoslitta per scendere alla telecabina e per andarsene con un bel sorriso di felicità stampato in faccia, si spera.

LOÏC & MANUEL
Institution scolaire Valdigne Mont-Blanc Courmayeur


Il padrone del locale, Giacomo Calosi, impegnato a servire i propri clienti.
© Loïc & Manuel / 18 febbraio 2019
Il muro con le numerose fotografie che ritraggono momenti della vita del padrone del locale, Giacomo Calosi.
© Loïc & Manuel / 18 febbraio 2019
Il muro con le numerose fotografie che ritraggono momenti della vita del padrone del locale, Giacomo Calosi.
© Loïc & Manuel / 18 febbraio 2019


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