SE MALTRATTO LA NATURA, CHE SPERANZE HO DEL FUTURO?

Par Marta, lycéenne au lycée linguistique de Courmayeur

Il nostro pianeta è continuamente messo a dura prova e influenzato dalle nostre azioni noncuranti del rispetto dell’ambiente; è perciò necessario agire prima che inizi, piano piano, a “soffocare”. Per questo motivo noi ragazzi della seconda superiore del Liceo Linguistico di Courmayeur, prendendo parte ad un progetto relativo alla gestione dei rifiuti e all’impatto della plastica sull’ambiente, abbiamo avuto l’opportunità di documentarci su fatti che, nel corso degli anni, stanno preoccupando sempre di più l’umanità.

Tra  le uscite che sono state fatte da noi studenti, ne ha fatto parte anche una camminata fino ad uno dei rifugi principali nei pressi di Courmayeur. Così, partendo dal liceo noi alunni ci siamo diretti al Rifugio Bertone, per poter incontrare il gestore del rifugio che, raccontandoci la sua storia, ha voluto trasmetterci messaggi importanti.

 L’uscita si è incentrata sulla gestione delle strutture e dei rifiuti in “alta quota”, e sui problemi che un rifugio, a causa di diversi fattori, può riscontrare. Parlando con Renzino, (proprietario e realizzatore della struttura), della gestione dei materiali di plastica, ci ha spiegato come loro cerchino di utilizzarne il meno possibile per evitare che possa provocare forti danni all’ambiente circostante. Come infatti si è osservato negli ultimi anni, l’inquinamento della plastica si è diffuso sempre di più nel nostro ambiente; l’importanza di questo tipo di fenomeno deriva sicuramente dall’economicità del prodotto (in quanto abbia un costo molto ridotto rispetto ad altri materiali) e dalla sua durata nel corso del tempo (in quanto non sia un materiale biodegradabile): e quindi dalla produzione di grandissimi quantitativi per svariati usi. Quantitativi che finiscono nei mari di tutto il mondo ogni anno, causando così gran parte dell’inquinamento marino. Renzino pensa quindi che ognuno di noi, nel suo piccolo, possa davvero fare la differenza, rispettando le leggi esistenti. Il rifugio ad esempio, in sostituzione ai contenitori di plastica che gli vengono venduti, preferisce utilizzarne altri in materiali come il vetro. Inoltre, per evitare che vi sia un grosso accumulo di rifiuti, tentano di usare prodotti (come semplici tovagliette da tavolo) che si possano riutilizzare più volte. Quello dunque, che ci ha fatto  comprendere, è che la natura è di tutti ed è nostro dovere rispettarla.

Quando si parla della gestione di un rifugio uno dei principali discorsi da affrontare, ci ha spiegato Renzino, è la gestione dell’acqua: in quanto essa sia utilizzata per molteplici situazioni è importante averne sempre in grandi quantità (anche se oggi, a causa delle grandi dosi usate, non sempre è possibile). Per risparmiare più acqua possibile il rifugio si serve di tre vasche d’accumulo da 10mila litri ciascuna, in modo che possa essere riutilizzata. Tra gli altri principali problemi vi è il trattamento delle acque reflue  che richiede grandi fondi economici e disponibilità di sostanze come enzimi, che vadano ad eliminare i batteri presenti in esse o sostanze che invece inquinerebbero l’ambiente.  Tra le altre questioni vi è sicuramente la gestione dell’energia elettrica; mentre dal punto di vista del riscaldamento dell’ambiente, il rifugio usufruisce principalmente di stufe a legna che, ancora oggi, continuano ad essere un importante mezzo di riscaldamento.

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